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Potrebbe somigliare ad uno spot per rilanciare il turismo montano, ma in realtà è uno dei passaggi belli e densi dell’Omelia che ieri, nella cripta della nostra stupenda cattedrale, dinanzi alla sacra icona di Maria Odegitria, padre Arcivescovo ci ha donato in occasione del momento di preghiera con il quale, INSIEME e in PRESENZA (finalmente!), abbiamo concluso il mese mariano e consegnato le tessere di questo particolarissimo anno associativo.

“In fretta”, non per invitarci ad un attivismo impaziente di “produrre” iniziative e proposte formative, quasi che intorno a noi nulla sia cambiato o tutto sia rientrato nei canoni della normalità (quale normalità?). Piuttosto, la “fretta” a cui siamo stati chiamati è quella di un cuore generoso e premuroso, capace di tornare subito a “scaldarsi” e “curarsi” dell’altro, senza indulgere oltre alla “cattiva distanza” e alla “estraneità” a cui corriamo il rischio di conformarci dopo un prolungato periodo, peraltro non ancora terminato, di necessario distanziamento fisico per legittime ragioni di necessità sanitaria.

“Verso la montagna”, luogo che certamente nel linguaggio biblico evoca l’incontro con Dio: pensiamo a Mosè, Elia e al Tabor. Tuttavia, mons. Satriano ci ha offerto 2 sottolineature.

La prima per ricordarci che il nostro essere credenti e laici di AC ci chiama a non smarrire il nostro costitutivo essere “viandanti”, sempre in cammino “verso”, in un atteggiamento di fondamentale “estro-versione”; mai “intro-versi” e “auto-referenziali” o, peggio ancora, comodi o accomodati sulla poltrona e nelle pantofole dei nostri: “abbiamo già fatto abbastanza!”, “ma facciamo le cose che sappiamo fare! (perché le abbiamo sempre fatte), “perché cambiare?”

La seconda per richiamarci che il monte di cui parla Luca è in Galilea, cioè quella “terra” crocevia di culture e genti diverse, per lo più pagane e poco avvezze con i riti e le regole di una religione che non sentono come propria; quella regione che è la perfetta immagine del nostro tempo e della nostra storia, attraversata da sensibilità diverse e da una pluralità di mondi; ma proprio per questo, patria di NOI laici che, nella quotidianità e nella ferialità, siamo chiamati ad una prossimità sempre disposta al dialogo e alla collaborazione, quando si tratta di darsi da fare per il bene delle persone e del Bene Comune.

Il tutto, però, con un cuore GIOIOSO non perché frivolo o superficiale, ma perché ricolmo della certezza delle parole delle Risorto: “Ecco, Io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine del mondo!” (Mt 28,20).

 

Tonico