Image

Questo versetto di Luca mi è risuonato nella mente accompagnando la sensazione provata allorché, nell’imminenza dell’Assemblea Nazionale di Azione Cattolica, sono stato invitato a prendere il posto della cara Monica, per un suo improvviso impedimento. Devo ammettere che, a cominciare dall’oceanica e gioiosa folla strettasi intorno a papa Francesco, “a braccia aperte” e prodiga di spontanei abbracci, e fino all’ultimo atto dei lavori assembleari, è stato tutto un susseguirsi di indescrivibili e toccanti emozioni che hanno cancellato la fatica del pur serrato ritmo assembleare. Incrociare sguardi raggianti, volti sconosciuti ma nel contempo familiari, in virtù della condivisione di medesimi ideali, che hanno raggiunto l’apice nelle partecipate e coinvolgenti celebrazioni, mirabilmente preparate dai tanti assistenti presenti, e nel canto gioioso di tutta l’assemblea, hanno reso perfettamente l’idea di una moltitudine di associati, adulti, giovani, ragazzi e bambini, appassionati e consapevolmente “testimoni delle cose da Lui compiute”. Una impressionante marea di fratelli e sorelle tesa a testimoniare nei modi più impensati la bellezza dell’appartenenza alla grande famiglia AC, la bellezza di un pezzo di Chiesa che non intende rivendicare ruoli di privilegio (chi siamo?), ma vuole interrogarsi, con umiltà, sulle forme più efficaci da dare al proprio servizio nella comunità cristiana e nella società (per chi siamo?), in quali ambiti possiamo orientare la nostra missione. E’ certo vasto e multiforme il campo d’azione, come ci hanno ricordato la comprensiva relazione del presidente nazionale, gli interventi appropriati ed i vivaci gruppi di studio, che hanno messo in evidenza tra le altre, problematiche legate alle povertà educative, alla pace, alla legalità, alle solitudini, agli abusi nella Chiesa, alla inadeguatezza della rappresentanza politica dei cattolici, alla scelta democratica, ai temi ambientali e della conversione ecologica, alla vita associativa con la valorizzazione di cultura, cura, promozione, formazione ed accompagnamento, alla necessità e bellezza del cammino sinodale con le altre realtà ecclesiali, ad una doverosa riflessione su immigrazioni e frontiere: evidentemente un orizzonte di lavoro vastissimo, non completamente realizzabile, ma che ci spinge ad una puntuale lettura della realtà che ci circonda, allontanando tentazioni di autoreferenzialità.

A conclusione di questa mia esaltante esperienza associativa e di Chiesa, custodisco la piacevole sensazione di un’AC che continuamente si rigenera, grazie all’apporto semplice, genuino ed altrettanto appassionato dei circa 50 ragazzi ACR che, con proposte e mozioni di modifica al documento assembleare, hanno richiesto a gran voce, unitamente a giovani preparati e coinvolti emotivamente, fiducia e disponibilità al cambiamento, multiformità nei linguaggi, progetti formativi e strutture rinnovati, un’AC meno conservativa e più dinamica e creativa, aperta alle alleanze ed alla solidarietà. Traspare una evidente e precisa richiesta di impegno per gli adulti: non dimenticarsi di accompagnare le nuove generazioni, curandole, ma evitando che un distorto protagonismo tolga respiro agli altri settori.

E allora, dopo un tempo di sofferenze e mancati abbracci, serve lo scatto e con CORAGGIO, RIPRENDIAMO IL LARGO!

 

ENZO BARILE